"Il Solitario, una settimana prima della notte fatidica, viene colto dalla sindrome di San Silvestro, uno strano miscuglio di spleen, misantropia e odio per le ricorrenze. Dichiara agli amici che non parteciperà a questo rito noioso e sempre uguale, e che per lui Capodanno è una notte come tutte le altre. A tutti coloro che gli chiedono "cosa fai il trentuno" risponde con omelie ed invettive.
Questo stato di orgogliosa autonomia dal clima di festa dura fino alle nove della sera fatidica. A questo punto il Solitario viene colto da pensieri tristissimi. Spia alla finestra i festosi preparativi di tutti, e i primi petardi gli feriscono il cuore come stilettate. Lascia il frugale pasto e il libro con cui aveva preventivato di passare la serata e parte in macchina, senza orologio, sperando di non pensarci più. Ma tutto gli ricorda la sua solitudine. Frotte d'auto con gente vestita da sera lo sorpassano, comitive armate di bottiglie di champagne lo salutano, botti gli esplodono intorno. Ed egli si rende conto che la città si è riempita di giganteschi orologi luminosi. alle dieci e mezza la sua tracotanza si è trasformata in una resa dolorosa, e farebbe qualsiasi cosa per brindare con un essere umano.
Davanti a lui ci sono alcune ultime, disperate soluzioni: a) telefonare agli amici appena snobbati; b) comprare una bottiglia di moscato e passare il capodanno col casellante dell'autostrada, fingendosi un camionista; c) entrare in un bar con una bottiglia di champagne e gridare "è nato mio figlio, offro da bere a tutti"; d) entrare in un ristorante, fingendo di aspettare qualcuno, poi alle undici e cinquantasei scoppiare a piangere gridando "Quella maledetta senza cuore mi ha lasciato solo, me lo aveva giurato e invece non è venuta", dopodiché sperare nella pietà dei presenti; e) telefonare a una compagna di scuola brutta e mondanissima, da lui respinta trent'anni fa e dirle che improvvisamente ha capito di amarla follemente, e che vuole correre a casa sua a dirglielo; f) andare a casa di Gazzoli, come il noiosissimo Capodanno scorso, durante il quale il Solitario aveva giurato agli amici: "Se mi vedete un'altra volta a casa di Gazzoli, sputatemi in faccia".
Tutte queste ipotesi si rivelano impraticabili. Gli amici sono già usciti, al casello c'è sciopero, nel bar si è ammessi solo su prenotazione perché c'è un cenone di ottantasei portate con anguille al posto dei grissini. Il ristorante è guardato a vista da buttafuori che hanno già respinto decine di Solitari disperati. Al vecchio numero della compagna di scuola risponde un ristorante cinese che ripete "è tutto plenotato". Da Gazzoli c'è la segreteria con Jingle Bells. Non resta che una soluzione. Alle undici e mezzo il solitario sterza l'auto contro il guardrail. A mezzanotte trascorrerà il Capodanno con una gamba ingessata, insieme al medico di turno e a un'infermiera sorridente, con due gocce di Chardonnay nella flebo. " E pensare che stavo andando a una bellissima festa in campagna" - dice. "Anche noi" gli rispondono dai letti vicini sette Solitari ingessati, alzando i calici".
Auguri!