Caso Margaret Spada, un pericoloso caos
La dott.ssa Biancucci chiede soluzioni a Ordine e Istituzioni
di Patrizia Biancucci
Di recente abbiamo saputo dai media di un fatto di cronaca piuttosto inquietante: una ragazza siciliana muore in concomitanza di una rinoplastica dopo essersi affidata a due professionisti reperiti su TikTok, di cui è probabile sapesse solo quanto da loro pubblicato in termini di autopromozione, come del resto fanno molti sedicenti chirurghi estetici, medici estetici e odontoiatri, questi ultimi ormai abilitati a trattare l’intero volto. Saranno le indagini giudiziarie a fornirci le eventuali responsabilità degli operatori prima di mettere alla gogna due medici, salvo quanto ci viene riferito dal gossip: igiene scadente, mancata autorizzazione sanitaria del centro e notizie di questo genere.
Ma il punto su cui voglio soffermarmi è la crescente tendenza da parte dei cittadini ad affidarsi a dr. Internet e ai social media cadendo nella trappola dell’autopromozione fatta da chi recluta i pazienti/clienti su queste piattaforme, a volte millantando credenziale non sempre veritiere. Per fortuna esiste ancora il tradizionale passaparola che il più delle volte ci fa sentire garantiti nel toccare con mano i risultati di medicina e/o di odontoiatria estetica ottenuti su amici e parenti.
A questo proposito è intervenuto anche Filippo Anelli, presidente FNOMCeO, con suggerimenti piuttosto vaghi: controllare iscrizione, abilitazione e eventuale specializzazione sull’anagrafica della Federazione, anagrafica peraltro sconosciuta ai cittadini. Fa anche riferimento alla medicina estetica, che non esiste come specializzazione universitaria, invitando i professionisti sanitari a dare le opportune informazioni: “Circa, invece, la formazione per la medicina estetica non esiste una specializzazione ufficiale in questo campo; la medicina estetica può essere praticata da tutti i medici. Certamente, ad esempio, i chirurghi, i chirurghi plastici, i dermatologi, gli otorini sono tra quelli più formati per svolgere questo tipo di attività, ma ogni medico può intraprendere un percorso di formazione specifica e esercitare sulla base delle competenze acquisite sul campo. Anche in questo caso, però, il medico ha il dovere di illustrare al cittadino il proprio percorso formativo, le competenze e i titoli acquisiti”.
Va bene che debba essere il medico a far conoscere il proprio percorso formativo, ma possiamo davvero fidarci delle informazioni date?
Sono tutti così onesti?
Io non credo, e sui social ci sto, scrivo ma osservo anche. Quanti millantano competenze che non hanno?
Credo molti. Come avrà fatto la povera ragazza a ottenere informazioni?
Lei non può più dircelo, ma sicuramente saranno i familiari a chiarire questo punto, che è peraltro cruciale perché ci dice su che base la scelta è ricaduta sui due medici romani.
Certo che con il senno di poi (di cui son piene le fosse!) potremmo suggerire di cercare un medico e/o odontoiatra nei registri che troviamo online, ma peccato che si tratta di algidi elenchi forniti da alcune associazioni (FIME, Agorà, OMCeO Milano, ecc) che ai fini di una scelta consapevole e informata lasciano il tempo che trovano. E neppure possiamo pretendere che le persone non utilizzino internet e i social anche per la propria salute e per soddisfare i legittimi bisogni estetici visto che viviamo nell’era della comunicazione, spesso veloce e utile, a volte fuorviante e mistificatrice come è il caso delle continue fake news.
E allora che fare? Chi può mettere le mani in questo pericoloso caos?
Sono convinta che a farsene carico debbano essere le Istituzioni, primo fra tutti l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, la cui primaria funzione è la tutela dei cittadini e della salute pubblica.
E proprio perché sono convinta, metterò tale questione all’ordine del giorno della nuova CAO Torino, a cui mi onoro di appartenere, affinché altre Margaret Spada non vengano più a mancare alle loro famiglie.
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